DL Sicurezza: Il nostro settore a rischio chiusura

DL Sicurezza: Il nostro settore a rischio chiusura

Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a pubblicare l'ultimo articolo sul ritorno alla Camera del DDL Sicurezza che il Governo, anziché avviare una nuova discussione parlamentare, ha ben pensato di "forzare" la mano e approvare, nella giornata di venerdì 04 aprile, il Decreto Legge Sicurezza, inserendo al proprio interno anche una modifica alla Legge ordinaria di riferimento del nostro settore, la L. 242/2016. Da Decreto legislativo a decreto legge è un attimo...

Infatti l'art. 18 del DL Sicurezza (ad oggi ancora NON IN VIGORE in quanto non pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale) si va a limitare la produzione di infiorescenze di Canapa Industriale , la cosidetta Cannabis Light, il cui principio attivo primario, Il CBD, è un composto non psicoattivo, come già più volte dichiarato dall'OMS e dal TAR del Lazio. La produzione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione, la vendita on line, spedizione e consumo delle infiorescenze, con il nuovo decreto, viene equiparato alle droghe tradizionali ad alto contenuto di THC, con le stesse sanzioni previste dal Testo Unico sugli stupefacenti del 1990.

Nel dettaglio il Decreto aggiunge un nuovo comma all'articolo 2 della legge 242/2016, che esclude dai benefici normativi tutte le attività legate alle infiorescenze, anche quando si tratti di prodotti semilavorati o trasformati, come oli, resine o estratti.

Con l'approvazione del decreto sicurezza del 4 aprile 2025, l'intera filiera che rischia di essere completamente eliminata, parliamo di circa 3000 aziende, 1600 imprese agricole, 800 negozi locali e più di 700 aziende nel settore della trasformazione . Più di 2 0.000 lavoratori e lavoratrici coinvolte che rischiano di cessare la propria attività. Parliamo di imprese agricole, aziende tessili, alimentari, edili, cosmetiche, distributori e rivendite che da un giorno all'altro, nonostante gli investimenti, la passione, l'attività legale, rimarranno senza attività lavorativa.   

Cosa prevede la nuova legge sulla Cannabis light e quali sono le conseguenze?

La nuova legge sulla Cannabis light vieta la coltivazione e la vendita di infiorescenze in Italia, applicando a queste attività le sanzioni previste dal Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti e modificando la legge 242/2016, contenente disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Il problema fondamentale è che  il governo non distingue tra il settore della cannabis light e quello della canapa ad uso industriale . Mentre il settore della cannabis light riguarda l'uso ricreativo delle infiorescenze, quello della canapa ad uso industriale utilizza esclusivamente piante di cannabis a basso contenuto di THC e certificato dall'Unione Europea. La pianta di canapa ad uso industriale non può fare a meno della coltivazione e lavorazione delle infiorescenze. Ad esempio, i semi di canapa ricchi di principi attivi per il settore alimentare sono estratti dalle infiorescenze di cannabis a basso contenuto di THC. Anche i prodotti contenenti CBD , utilissimi nel settore cosmetico, derivano dalla lavorazione delle infiorescenze. Vietando la coltivazione e vendita delle infiorescenze di canapa uso industriale, tutte le attività che ruotano intorno alla filiera, saranno inserite nel Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti e persino le operazioni della filiera tessile e della bioedilizia diventeranno illegali.

Le dichiarazioni delle Associazioni di categoria

"Esprimiamo con profonda inquietudine, indignazione e sgomento la nostra totale opposizione a questa norma, inserita all'interno del Decreto Legge Sicurezza. Siamo di fronte a un atto di inaudita gravità, che segna una pagina nera per lo Stato di diritto, la libertà d'impresa e le garanzie costituzionali. Con un colpo di penna, il Governo ha deciso di trasformare migliaia di imprenditori onesti in criminali, colpevoli unicamente di aver esercitato una professione legale, versato le tasse e creato posti di lavoro. Con questa norma, tutti noi siamo ora passibili di procedimenti penali e misure cautelari, solo per aver svolto un'attività fino a ieri perfettamente lecita e riconosciuta dallo Stato. È uno schiaffo alla dignità del lavoro, una lesione gravissima della fiducia tra cittadino e istituzioni .

"Un Atto di inaudita Gravità e Ingiustificabile Contraddizione" è quanto dichiara l'Associazione di Categoria Canapa Sativa Italia." Il provvedimento in esame non è un atto di sicurezza, ma un'imposizione ideologica e punitiva che, con un semplice colpo di penna, ha trasformato la canapa industriale – coltivata nel pieno rispetto della Legge 242/2016 e con livelli di THC inferiori ai limiti legali (<0,2% / <0,6%) – in un'attività criminale La scelta del Governo è pesantemente contraddittoria: un settore che, in nove anni, ha dimostrato di essere un modello di trasparenza, tracciabilità e sostenibilità ambientale, è ora relegato allo stigma del reato, minacciando la dignità del lavoro e la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni. Critica Intellettuale e Giuridica: Una Norma che Viola Principi Fondamentali Questa decisione appare come un'aberrazione dal punto di vista giuridico e costituzionale artt. 34–36 del TFUE e ledono i diritti sanciti dagli artt. 3, 41 e 117 della Costituzione italiana. Le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione Europea –  C‑462/01 HammarstenC‑663/18 Kanavape  e  C‑793/22 Biohemp – hanno in maniera inequivocabile affermato che, in assenza di comprovati rischi per la salute, divieti così asfissanti non sono solo ingiustificati, ma anche incompatibili con il diritto comunitario. Il Governo, ignorando questi precetti, espone l'Italia al ridicolo internazionale ea sanzioni che potrebbero avere ripercussioni economiche a lungo termine. Il Prezzo della Distruzione: Danni Economici e Sociali Incalculabili: Con questa norma, il Governo non sta solo regolamentando un settore: sta distruggendo una realtà economica, annientando investimenti che hanno costruito un futuro e causando un potenziale fallimento di oltre 3.000 aziende, con la conseguente perdita di 30.000 posti di lavoro. È un atto che mina la competitività nazionale e, paradossalmente, favorisce il mercato nero, aprendo la porta a prodotti esteri non controllati e sminuendo la qualità dei beni presenti sul mercato italiano. Un appello intransigente alle Istituzioni e alla Società:Noi di Associazione Canapa Sativa Italia, in collaborazione con Associazione Sardinia Cannabis, Associazione Resilienza Italia Onlus, Associazione Imprenditori Canapa Italia, Federcanapa, Canapa delle Marche, UPCBD, EIHA e con il sostegno delle principali organizzazioni di categoria – Coldiretti, Confagricoltura, CIA, COPAGRI, CNA agroalimentare, UNCI, Liberi Agricoltori, Altragricoltura e Associazione Florovivaisti Italiani – esigiamo l'esclusione di ogni restrizione sulla canapa industriale dal Decreto Sicurezza. Non possiamo permettere che, per ragioni ideologiche, un settore che rappresenta un pilastro dell'economia e della sostenibilità italiana venga trasformato in un reato."

Anche da Coldiretti e Filiera Italia (l'associazione agricola vicina alle posizioni del Governo) esprimono "forte preoccupazione in attesa della pubblicazione del decreto legge sicurezza, approvato dal Consiglio dei Ministri, che include disposizioni potenzialmente dannose per l'intero comparto della canapa. In Italia, secondo le tempi Coldiretti, oltre 4.000 ettari sono oggi coltivati ​​a canapa dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Veneto, Puglia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Un settore in crescita che rischia ora di essere cancellato da una norma che ignora le potenzialità economici, ambientali e sociali di questa filiera. Sembrerebbero essere confermati i contenuti del disegno di legge attualmente in discussione al Senato, con il concreto rischio di vietare la maggior parte degli usi della canapa. Una norma che, ricordano Coldiretti e Filiera Italia, minaccia un settore da mezzo miliardo di euro, con oltre tremila aziende agricole coinvolte, trentamila posti di lavoro e un ruolo centrale nell'economia verde e nel rilancio delle aree interne . anche in assenza di uso ricreativo – è una misura irragionevole. La canapa legale oggi contiene un tenore di THC inferiore allo 0,3%, senza effetti psicotropi o stupefacenti, ed è attualmente del tutto legale coltivarla, trasformarla e commercializzarla."

E noi di Tuscanyhemp?

Obbiettivamente siamo molto preoccupati per la situazione che si sta creando e per la mancata possibilità di svolgere al meglio il nostro lavoro. Abbiamo fatto investimenti, lavoriamo con dedizione cercando di offrire prodotti certificati che rispettano la L. 242/2016. Lavoriamo con passione tutti i giorni, partecipando anche a fiere ed eventi al fine di promuovere e diffondere le peculiarità di questa meravigliosa pianta che, siamo certi, in futuro sarà la salvezza della nostra umanità (per fortuna o purtroppo...). Come più volte sottolineato, la Canapa rappresenta una risorsa per l'ambiente e per tutti quei settori industriali ed economici dove hanno l'opportunità di essere impiegati. 

Per concludere, aspettiamo a questo punto la pubblicazione del DL nella Gazzetta Ufficiale. Speranzosi che non verrà convertito in Legge nei successivi 60 gg. Ma vivremo un periodo sicuramente tosto, nonostante la nostra attività imprenditoriale si occupi di commercializzare prodotti certificati a basso contenuto di Thc (elemento psicotropo).

Siamo sicuri che sia la Corte Costituzionale che l'Unione Europea, andranno a "bloccare" questo decreto anticostituzionale, proibizionista (di cosa???), assurdo. 

L'Europa e il resto del Mondo vanno in una direzione (Liberalizzazione della Marijuana) ovvero Canapa ad alto contenuto di Thc. In Italia, invece, continuiamo a combattere contro l'ignoranza, l'ottusità, le battaglie finto-ideologiche di un certo tipo di politica.

Stateci vicino, ne abbiamo bisogno!

La Canapa ci unisce e ci salverà


 

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